Il Piano Transizione 4.0 fa parte delle misure, previste dall’Italia, per sfruttare le risorse messe a disposizione dell’Europa tramite il Recovery fund. Lo scopo ultimo perseguito dall’Europa è quello di garantire agli Stati membri la ripresa economica, a seguito delle pesanti perdite dovute all’attuazione delle misure emergenziali di contenimento della pandemia da Covid-19.

Cos’è il Piano Transizione 4.0?

Come anticipato, il Piano Transizione 4.0 rappresenta una delle misure nazionali finalizzate a sostenere la ripresa dell’economia e delle imprese. Ciò che contiene è principalmente una serie di agevolazioni di natura prevalentemente fiscale. Più in generale, la Legge di bilancio 2021, dato il contesto peculiare ed emergenziale in cui l’Italia versa, utilizza le risorse concesse per prevedere delle misure che vadano a sostegno del bisogno di liquidità e dello sviluppo delle imprese, della sanità, della famiglia e delle politiche sociali, in aggiunta a interventi di salvaguardia dei livelli occupazionali e di rilancio degli investimenti, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Un piano nazionale da 24 miliardi.

Le misure del Piano, delle quali si discuterà nel seguito, inserite all’interno dell’articolo 185 della Legge di bilancio 2021, vanno a comporre un quadro di spesa nazionale pari a circa 24 miliardi. L’attuazione del piano, anticipata al 16 novembre 2020, coprirà un arco temporale di quasi 3 anni, che ricomprende, quindi, il 2021 e il 2022 nella loro interezza, concludendosi il 30.06.2023.

Piano transizione 4.0: a chi è rivolto?

Ai sensi di quanto contenuto dall’art. 185 della Legge di Bilancio 2021, il Piano Transizione 4.0 si rivolge a tutte le imprese con sede residenti in Italia, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, “indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito”, che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive anch’esse ubicate in Italia.
Sono ammessi al credito d’imposta per beni strumentali materiali e immateriali anche i professionisti, ossia tutti gli esercenti arti e professioni.
L’ordine dei beni strumentali, tuttavia, deve essere accettato dal venditore entro la data del 31.12.2022, ed entro la stessa data deve essere stato versato un acconto, o una serie di acconti, pari almeno al 20% del costo di acquisizione del bene. Non solo: tutte le imprese cui viene riconosciuto il credito d’imposta, al fine di accedervi, devono essere compliant alle normative in materia di sicurezza sul lavoro ed essere in regola con gli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dei lavoratori.

Quali beni puoi finanziare con il Piano Transizione 4.0?

Le agevolazioni previste dal piano sono le seguenti:

  • Beni strumentali semplici materiali e immateriali: per i beni 4.0, l’aliquota di ammortamento si eleva al 10%, con un massimale di 2 milioni di euro. Nel corso del primo anno, il credito d’imposta associato agli investimenti in strumenti e dispositivi tecnologici finalizzati all’implementazione di forme di lavoro agile, è del 15%. Nel 2022 e nel 2023 l’aliquota di ammortamento è, invece, del 6%. In relazione ai beni immateriali non 4.0, si prevede un ammortamento con aliquota del 10% e massimale di 1 milione di euro, fino a dicembre 2021, ed una aliquota del 6% nel 2022 e 2023.
  • Beni materiali 4.0: gli scaglioni previsti per gli investimenti in beni appartenenti a tale categoria di beni sono rispettivamente di 2,5 milioni con aliquota, per il primo anno, del 50%; dai 2,5 milioni ai 10 milioni con aliquota, per il primo anno, del 30%; dai 10 ai 20 milioni con aliquota, per il primo anno, del 10%. Per i primi due scaglioni, nel secondo anno le aliquote ritornano, rispettivamente, al 40% e al 20%, mentre per il terzo scaglione l’aliquota resta la medesima anche negli anni successivi;
  • Beni immateriali o software 4.0: il credito d’imposta associato a tali beni, per l’intero biennio di proroga del piano, è del 20%, con un massimale di 1 milione di euro. L’attuale credito al 15% per i beni immateriali 4.0 passa al 20% con un massimale.
  • Investimenti in ricerca, sviluppo, innovazione e design: per gli investimenti in ricerca e sviluppo il credito d’imposta riconosciuto è del 20%, con massimale di 4 milioni di euro; per gli investimenti in innovazione tecnologica, design e ideazione estetica il credito d’imposta riconosciuto è del 10% con massimale di 2 milioni di euro; per gli investimenti in innovazione tecnologica finalizzati alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o migliori allo scopo di ottenere una transizione ecologica o l’innovazione 4.0, il credito d’imposta riconosciuto è del 15% con massimale di 2 milioni di euro.
  • Formazione 4.0: si consente all’impresa di ricomprendere nel credito d’imposta anche ulteriori costi connessi all’attuazione del progetto formativo, come i costi dei servizi di consulenza riferiti alla formazione o le spese generali indirette sostenute dall’impresa nel corso del progetto di formazione;

Tutti i crediti d’imposta potranno essere utilizzati esclusivamente in compensazione per un periodo di 3 anni (1 anno per gli investimenti in beni strumentali semplici, ossia non 4.0, effettuati da aziende con fatturato inferiore a 5 milioni di euro), a decorrere dall’anno in cui si fa l’investimento o, per i beni 4.0, avviene l’interconnessione.