Oggi è possibile combattere l'inquinamento da plastica e petrolio facendo ricorso alle metodologie più avanzate. E' una lotta incessante perchè salvare gli oceani significa salvare il pianeta e tutte le specie viventi.

1. Batteri oceanici

Una delle migliori difese contro le fuoriuscite di petrolio ci è fornita dalla Natura stessa.

Il fatto che i batteri "mangino" il petrolio era ben noto, basti pensare che si tratta di è un prodotto naturale costituito da piante e animali in decomposizione, ovvero cibo quotidiano per i batteri! La fertilizzazione, cioè il metodo di aggiunta di ingredienti a un ambiente contaminato per stimolare la crescita di microrganismi sta divenendo una tecnologia primaria nel tentativo odierno di ripulire l'oceano all'inquinamento da petrolio: per essa è stato coniato il termine "biorimedio".

2. Barriere galleggianti

Può sembrare banale, ma si tratta di un metodo molto efficiente per contenere il petrolio

L'elemento di difesa che accomuna un po' tutti i siti in cui è avvenuta una perdita accidentale di petrolio è costituito proprio da queste "barriere di contenimento" galleggianti sulla superficie dell'acqua intorno all'aerea colpita. Le barriere sono il sistema tutto sommato più rapido ed efficiente per limitare la diffusione del petrolio nell'acqua, riducendo la possibilità  di inquinamento delle coste. Servono inoltre a incanalare il petrolio all'interno di piscine artificiali per rendere più facile la sua rimozione dalla superficie dell'oceano.

3. Schiumatoi per eliminare il petrolio

Per ripulire il mare sono stati ideati numerosi tipi di schiumatoi o separatori

Dopo le barriere di contenimento, gli schiumatoi o separatori sono la seconda linea difensiva nella Dopo le barriere di contenimento, gli schiumatoi o separatori sono la seconda linea difensiva nella battaglia contro le perdite accidentali di petrolio. Gli schiumatoi lavorano per recuperare il petrolio che si deposita sulla superficie dell'oceano e possono essere automatici o azionati da una nave. La loro opera consiste nel separare il greggio dall'acqua. Come per le barriere, il loro buon funzionamento dipende dalle condizioni del mare: per esempio, operando in acque turbolente, gli schiumatoi tendono a recuperare più acqua che petrolio. Il metodo di pulizia del mare viene scelto in base alle condizioni ambientali e climatiche alle specifiche caratteristiche dell'inquinamento.

 4. Se non è gravissimo ci sono gli assorbenti

Questi materiali molto versatili hanno la capacità  di assorbimento di una spugna.

Un altro modo relativamente semplice per ripulire l'acqua del mare dalle sostanze contaminanti prodotte dall'uomo è utilizzare un "assorbente", ovvero un materiale insolubile ideato per assorbire una sostanza inquinante, o trattenere una sottile pellicola del liquido sui suoi numerosi strati. Quando è utilizzato per combattere la fuoriuscita del petrolio, l'assorbente deve essere contemporaneamente oleofilo e idrofobo, per attirare il petrolio e nel contempo respingere l'acqua. Il tipo di assorbente usato (di materiale organico, inorganico o sintetico) dipende dalle specifiche circostanze della fuoriuscita e dalla tipologia di petrolio andato perso ”gasolio, diesel o benzene” e deve tenere conto di alcuni fattori quali il tasso di assorbimento, la ritenzione di petrolio e la facilità  di impiego.

5. Agenti chimici disperdenti dal cielo

L'intervento dall'alto è una tecnica efficace per ripulire i mari dalle sostanze inquinanti

Che succede quando, al verificarsi di una fuoriuscita di petrolio in mare, le condizioni meteorologiche non consentono l'impiego dei normali mezzi di risposta? Il modo più efficiente per contenere e limitare i danni del contaminante in queste circostanze è il rilascio dall'alto di un disperdente. Un disperdente contiene tensioattivi e opera accelerando il processo naturale di smantellamento del petrolio in piccole gocce. L'aspetto negativo di questo metodo è che le sostanze chimiche spruzzate per disperdere gli idrocarburi frantumandoli in parti più piccole ottengono il risultato di farli precipitare sul fondale marino, limitandosi a nascondere così la marea nera senza però eliminarla: infatti, essa continua a giacere in profondità  (anche a migliaia di metri), esercitando ancora i suoi effetti negativi sull'ambiente.

6. Pulizia delle coste

Se il petrolio raggiunge la terra ferma è necessario un intervento rapido e sistematico

Una delle più preoccupanti ripercussioni di una fuoriuscita di petrolio è il danno inflitto alle coste circostanti. Se non trattato, il petrolio si attacca alle rocce, ai coralli, alle alghe e alle pareti dei frangiflutti, e può essere assorbito dai sedimenti, rendendo inabitabili lunghi tratti di costa per la fauna e la flora marine. Ogni risposta per far fronte a una perdita petrolifera deve pertanto essere rapida e multifunzione: la sostanza contaminante va prima di tutto ripulita utilizzando pompe, barriere e aspiratori, mentre il petrolio più viscoso dev'essere rimosso mediante l'uso di elevatori meccanici. Lo stadio finale del recupero costiero include l'uso di macchinari per sciacquare le superfici rigide con acqua calda o fredda. Sassi e ciottoli vengono gettati all'interno di un cilindro rotante che li pulisce dai residui oleosi. Dove le coste rocciose impediscono l'accesso a questi macchinari, la sola opzione possibile è il lavaggio a mano da parte di centinaia o migliaia di volontari.

7. Funghi e follicoli

Esistono anche alcuni curiosi rimedi naturali per ripulire le acque inquinate

Nel 2006 le Filippine subirono uno dei loro peggiori disastri ambientali e sperimentarono un metodo innovativo per farvi fronte: l'utilizzo di funghi e di peli e capelli umani. A migliaia di internati nelle prigioni delle Filippine vennero rasati testa e petto, i peli e i capelli così ottenuti vennero mescolati a piume per creare un materiale spugnoso in grado di assorbire più di 160.000 litri di carburante industriale fuoriuscito da una petroliera affondata nei pressi dell'isola di Guimaras, nell'Arcipelago centrale. "I peli assorbono naturalmente il petrolio dall'aria e dall'acqua e agiscono come delle spugne in caso di fuoriuscita", afferma Lisa Gautier, dirigente dell'associazione non-profit Matters of Trust che ha donato 1.000 tappeti di peli e capelli per la causa, "sono delle spugne perfette". Un metodo poco tecnologico ma molto ingegnoso.

8. Cupola di contenimento

Se un pozzo petrolifero esplode, è urgente chiamare 100 tonnellate di rinforzi

Una cupola di contenimento è parte di un metodo ideato per contenere l'esplosione subacquea di un pozzo di petrolio. Questo sistema opera come un gigantesco aspirapolvere, risucchiando le sostanze inquinanti che vengono espulse dall'esplosione e trasportandole verso un sistema di contenimento situato su una nave ancorata nelle vicinanze. Una di queste cupole venne usata a seguito della devastante esplosione, avvenuta nel 2010 nel Golfo del Messico, della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon che scatenò una tempesta di fuoco in cui rimasero uccise 11 persone. Una cupola di 100 tonnellate di acciaio fu ritenuta dagli esperti la miglior soluzione a breve termine per arrestare il flusso di petrolio nell'oceano, che altrimenti avrebbe proseguito per settimane.

9. La scopa che spazza via la plastica

Il progetto di un ventenne olandese potrebbe diventare un metodo risolutivo contro la plastica galleggiante che infesta gli oceani

Ripulire l'oceano dai rifiuti prodotti dall'uomo ”e in particolare dalla plastica nei suoi diversi derivati” è sempre stata vista come una fatica di Sisifo a causa della vastità  delle aree interessate dalla concentrazione di plastica e altre sostanze non biodegradabili. Questo prima dell'invenzione del giovanissimo imprenditore olandese Boyan Slat. Il sistema ideato da Slat include una serie di barriere galleggianti ancorate al fondale, che prima di tutto filtrano e concentrano i rifiuti in plastica, utilizzando il naturale movimento delle correnti marine e consentendo al plancton e agli altri organismi viventi presso la superficie di passare al di sotto senza essere minimamente danneggiati. La plastica così raccolta viene man mano immagazzinata in una piattaforma-contenitore in grado di stivarne enormi quantità  in spazi relativamente contenuti. Il sistema è modulare e può coprire, con una spesa sensibilmente più ridotta rispetto agli altri tradizionali sistemi di raccolta (secondo alcuni fino a 30 volte inferiore!) e una velocità  enormemente superiore, vaste superficie del mare, liberandolo radicalmente dalla plastica galleggiante responsabile tra l'altro della morte di migliaia di pesci, cetacei e tartarughe marine, soffocati dalle buste scambiate per cibo.

10. Prevenire

Il modo migliore per risolvere il problema è intervenire all'origine

I ricercatori stimano che in media circa 8 milioni di tonnellate di plastica siano gettate in mare ogni anno. Eliminarla dal mare si è rivelato finora praticamente impossibile con le metodologie tradizionali, perchè più se ne toglie, più ne viene scriteriatamente immessa. Solo il 20% della plastica presente negli oceani proviene da attività  e strutture marittime, ovvero legate effettivamente al mare, come la pesca o il trasporto mercantile e crocieristico. Il resto è il risultato della spazzatura depositata presso le spiagge che viene trascinata dalle onde verso il mare aperto, o trasportata dai fiumi. I rifiuti di plastica devono essere sempre condotti a una raccolta differenziata: in questa rassegna abbiamo visto diversi metodi per combattere l'inquinamento dei mari, ma solo prevenendolo con una coscienza civica e un'educazione ambientale recepite dalla gran parte delle popolazioni rivierasche si potrà  realmente vincere questa immane battaglia.

Fonte: Tim Hardwick