Gestione rifiuti DPI da emergenza Covid-19: prodotti presso le attività economiche: chiarimenti dall’ISS

Come noto l’emergenza da COVID-19 ha portato alla produzione una significativa quantità di rifiuti di DPI (Dispositivi di Protezione Individuali quali mascherine, guanti, occhiali e indumenti protettivi in genere).

I rifiuti di DPI di cui sopra prodotti all’interno degli ospedali o in qualsiasi altro centro sanitario dove siano ospitati e trattati pazienti infetti devono essere gestiti in conformità al D.P.R. 254/03 “Regolamento recante la disciplina della gestione dei rifiuti sanitari” come rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo con CER 180103*.

rifiuti di DPI di cui sopra prodotti da attività domestiche (per intendersi quelle delle abitazioni) nel caso di presenza di soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria e nel caso di soggetti non positivi e non in quarantena obbligatoria, non possono essere ovviamente gestiti con le prassi rigorose stabilite per gli ospedali, per cui sono state emanate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) linee guida per il trattamento di detti rifiuti (Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità COVID-19 n. 3/2020). In questo caso i rifiuti di DPI sono considerati rifiuti urbani indifferenziati.

Per quanto riguarda i rifiuti di DPI di cui sopra e prodotti presso le attività economiche, si è registrata una indeterminatezza che ha spiazzato le imprese.

Infatti talune Regioni (es. Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna) si sono espresse da subito con propri provvedimenti finalizzati ad assimilarli a rifiuti urbani indifferenziati.

Per il restante territorio italiano si sono sviluppate due “correnti di pensiero” per la classificazione come rifiuti speciali: una estremamente rigorosa che sostiene, sulla base del rischio infettivo, che detti rifiuti debbano essere classificati con il codice CER 180103* e gestiti secondo i dettami del D.P.R. 254/03; un’altra meno rigorosa che considera i DPI non contaminati e che quindi li colloca con il CER 150203 “assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 150202”.

E’ indubbio che detti rifiuti di DPI possano essere potenzialmente infetti (per la presenza di soggetti positivi “inconsapevoli” e asintomatici) ma è pur vero che presso le attività lavorative non ci possono essere soggetti positivi al tampone o in quarantena (obbligatoria o non obbligatoria).

Dopo un lungo silenzio gli Organi istituzionali si sono espressi in merito. L’ISS con il Rapporto COVID-19 n. 26/2020 del 18/05/20 ha definito che i rifiuti di DPI prodotti presso le attività economiche debbano essere gestiti come segue:

“Per quelle attività lavorative per le quali esistono già flussi di rifiuti assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati (codice CER 200301), si raccomanda il conferimento di mascherine e guanti monouso con tali rifiuti.

Per le attività lavorative che non hanno già flussi di rifiuti assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati, il codice in grado di rappresentare meglio la tipologia di rifiuto costituito dalle mascherine e i guanti monouso è l’CER 150203.”

In sostanza è stato chiarito che i rifiuti di DPI di cui sopra non debbano essere considerati a rischio infettivo e quindi pericolosi.

Per il destino dei rifiuti l’ISS si è espresso in maniera un po’ “pilatesca” sostenendo che: se l’azienda ha già rifiuti urbani assimilati agli indifferenziati (cioè esiste un regolamento comunale di assimilazione che le permette di mettere taluni rifiuti nei cassonetti) ripone anche i rifiuti da DPI nel cassonetto indifferenziato della raccolta pubblica; diversamente l’azienda classifica detti rifiuti con il codice CER 150203 e segue la gestione dei rifiuti speciali e gli adempimenti applicabili correlati.

Per quanto concerne le modalità gestionali l’ISS indica le seguenti prassi:

Si raccomanda, in ogni caso, di predisporre regole e procedure opportune per indicare ai lavoratori di NON gettare i guanti e le mascherine monouso in contenitori non dedicati a questo scopo, quali, per esempio, cestini individuali dei singoli ambienti di lavoro, o cestini a servizio di scrivanie o presenti lungo corridoi, nei locali di ristoro, nei servizi igienici o presenti in altri luoghi frequentati e frequentabili da più soggetti.

La frequenza di ricambio dei sacchi interni ai contenitori dipenderà dal numero di mascherine e guanti monouso utilizzati quotidianamente nonché dal tipo di contenitori/sacchi messi a disposizione dal datore di lavoro.