Ogni anno, il 12 giugno, il mondo si ferma un attimo per guardarsi allo specchio. E riflette su una delle ferite ancora aperte della nostra società globale: il lavoro minorile. Una piaga che coinvolge milioni di bambini e adolescenti, spesso invisibili agli occhi di chi vive in contesti più tutelati.

La Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), non è solo un’occasione per fare il punto, ma un invito ad agire. A prendere posizione. A chiedersi: cosa possiamo fare, concretamente, per proteggere l’infanzia e promuovere un lavoro dignitoso per tutti?

Nel 2025, questo momento sarà ancora più importante. Verrà infatti pubblicato un rapporto congiunto OIL–UNICEF che aggiornerà le stime globali sul lavoro minorile. Sarà un’occasione per guardare ai dati e alle tendenze, per capire dove siamo arrivati, ma anche quanto resta da fare.

Perché parliamo di lavoro minorile?

Perché non possiamo permetterci di ignorarlo. Non si tratta solo di una questione “da Paesi in via di sviluppo”: il lavoro minorile si annida ovunque ci siano fragilità, povertà, mancanza di tutele. Ovunque ci sia qualcuno che pensa che il profitto venga prima della dignità umana.

Eliminare il lavoro minorile non è solo una battaglia etica. È un investimento nel futuro. È dare a ogni bambino la possibilità di crescere, studiare, sviluppare i propri talenti. È garantire una base solida a un mondo del lavoro che vogliamo più giusto, più umano.

E le aziende? Che ruolo hanno?

Un ruolo centrale. Le imprese non sono solo soggetti economici: sono attori sociali, culturali, spesso con catene di fornitura che toccano decine di Paesi. E proprio per questo, hanno il potere – e la responsabilità – di fare la differenza.

Scegliere fornitori trasparenti, rispettare le condizioni di lavoro, tutelare i diritti umani non è più un’opzione. È un dovere. E oggi esistono strumenti concreti per trasformare questo dovere in realtà. Tra questi, spiccano le certificazioni SA8000 e PAS 24000, due modelli di riferimento per chi vuole impegnarsi davvero nella responsabilità sociale.

SA8000: un punto di partenza solido

La SA8000 è una delle certificazioni più note e utilizzate nel campo della responsabilità sociale. Nata nel 1997, è diventata nel tempo un punto di riferimento internazionale. È un po’ come un patto scritto: un’azienda che adotta SA8000 si impegna a rispettare alcuni principi fondamentali, tra cui il divieto di lavoro minorile, la salute e sicurezza sul lavoro, la libertà di associazione, il trattamento equo dei lavoratori.

Ma non si ferma alle dichiarazioni: la certificazione impone audit, controlli, miglioramento continuo. È uno strumento concreto per creare ambienti di lavoro più etici, riconosciuto anche nelle gare d’appalto pubbliche.

PAS 24000: la nuova generazione della responsabilità sociale

Accanto alla SA8000, sta emergendo con forza un altro standard: la PAS 24000, sviluppata dal British Standard. Più giovane, forse meno conosciuta, ma con grandi potenzialità. La PAS 24000 parte da un’idea semplice: integrare la responsabilità sociale nei sistemi di gestione che molte aziende già conoscono (come ISO 9001, 14001, 45001).

Cosa significa? Che è più facile da implementare, più compatibile con altri audit, più flessibile. Inoltre, affronta anche aspetti come l’etica aziendale e i diritti umani, ampliando lo sguardo rispetto alla SA8000.

Per un’impresa, può rappresentare una scelta strategica, soprattutto se vuole semplificare i processi e dare coerenza a tutte le sue certificazioni.

Passare dalla SA8000 alla PAS 24000: si può?

Sì, ma non si tratta di una “conversione automatica”. È un vero e proprio cambiamento di approccio, che richiede una revisione del sistema di gestione per adattarlo ai nuovi requisiti della PAS. Il momento migliore per farlo? Alla scadenza della certificazione SA8000, così da pianificare con serenità il passaggio.

Va detto che oggi la SA8000 è ancora più riconosciuta negli appalti pubblici, ma la PAS 24000 sta guadagnando terreno. Sempre più bandi iniziano a considerarla un’alternativa valida, e nei prossimi anni questo trend è destinato a crescere.

UOMOeAMBIENTE è al fianco delle imprese

Noi di UOMOeAMBIENTE crediamo che ogni azienda, a prescindere dalle dimensioni, possa contribuire in modo concreto alla costruzione di un mondo del lavoro più giusto. Siamo certificati SA8000, ma conosciamo a fondo anche la PAS 24000 e accompagniamo le aziende lungo tutto il percorso: dalla progettazione alla certificazione, dalla formazione interna ai miglioramenti nel tempo.

Il nostro obiettivo? Fare in modo che la responsabilità sociale non resti sulla carta, ma diventi parte integrante della cultura aziendale.

In conclusione

Il 12 giugno non è solo una data sul calendario. È un’occasione per fermarsi, guardarsi intorno, e chiedersi: che tipo di società vogliamo costruire? Un mondo in cui i bambini vadano a scuola, non in fabbrica. In cui il lavoro sia sinonimo di dignità, non di sfruttamento. In cui le aziende non cerchino solo profitto, ma anche impatto positivo.

Strumenti come la SA8000 e la PAS 24000 sono alleati preziosi in questo percorso. Perché il cambiamento inizia sempre da una scelta. E ogni scelta, anche la più piccola, può fare la differenza.

Se vuoi saperne di più su come portare la responsabilità sociale nella tua azienda, contattaci. Siamo qui per aiutarti a fare il primo passo. O il prossimo.