Con 537 voti favorevoli il Parlamento Europeo ha dato l’ok al Regolamento Chatcontrol che permetterà il controllo delle conversazioni online degli utenti allo scopo di prevenire la diffusione di materiale pedopornografico.
La votazione, avvenuta lo scorso 6 Luglio e Bruxelles, consente una deroga temporanea alla Direttiva e-Privacy 2002/58/CE. Whatsapp, Messenger, Telegram, Tinder e altri provider di comunicazione scansioneranno i messaggi privati, ad esclusione degli audio, per proteggere gli Under 18.
La digitalizzazione ha apportato alla società e all’economia molti vantaggi, ma anche sfide, tra cui un aumento degli abusi sessuali sui minori in rete, come risultato di un più ampio accesso a potenziali vittime e di un drastico aumento degli scambi di informazioni sensibili.
In questo contesto l’UE prevede la scansione dei contenuti, ad esempio immagini o testi, e l’acquisizione di dati storici e non sul traffico delle comunicazioni. Gli strumenti utilizzati per queste attività potrebbero consistere nella tecnologia hashing per le immagini e i video, nei classificatori e nell’intelligenza artificiale per l’analisi del testo o di dati sul traffico.
Regolamento Chatcontrol è il primo provvedimento europeo per sorveglianza di massa. Ma gli esperti avvertono: le regole potrebbero essere legalmente viziate
Il parere degli specialisti di UOMOeAMBIENTE sul Regolamento Chatcontrol
«Da un punto di vista squisitamente tecnico cambia poco, perché i provider di tali servizi o gli operatori OTT già svolgono attività di sorveglianza di massa» contestualizza Gianluigi Carbone, DPO ed esperto GDPR di UOMOeAMBIENTE. «Il provvedimento potrebbe finire col legittimare le attività finalizzate alla ricerca di contenuti illegali. Vale a dire che, invece di consentire intercettazioni su gravi indizi di reato, si intende autorizzare intercettazioni per cercare indizi di reato. E questo coinvolge tutti, indistintamente».
«Con la deroga alla Direttiva e-Privacy – continua – la riservatezza delle comunicazioni verrebbe abolita ex-lege. All’European Data Protection Board (EDPB) spetta l’onere di spiegarne la compatibilità con il GDPR (General Data Protection Regulation) che disciplina l’ambito della protezione dei dati personali e della tutela dei diritti delle persone in riferimento al trattamento dei loro dati».