Il 26 settembre 2025 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la Direttiva (UE) 2025/1892, approvata dal Parlamento e dal Consiglio pochi giorni prima.
Si tratta della revisione della storica Direttiva quadro rifiuti (2008/98/CE) e segna un passaggio che molti osservatori definiscono epocale: per la prima volta, l’Europa introduce target vincolanti per la riduzione degli sprechi alimentari e obblighi di responsabilità estesa del produttore (EPR) per il settore tessile..

L’obiettivo è chiaro: ridurre l’impatto ambientale di settori ad alto consumo di risorse, responsabilizzare i produttori e promuovere un’economia più circolare, trasparente e sostenibile.

Perché serviva la Direttiva (UE) 2025/1892 per la gestione dei rifiuti tessili e alimentari

Ogni anno nell’Unione Europea vengono generati circa 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari e oltre 12 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Numeri che raccontano una sfida ambientale, economica e sociale di proporzioni enormi: sprechi di risorse, impatti sulla salute del pianeta, perdita di valore economico lungo le filiere.

A pesare non sono solo le quantità, ma anche le conseguenze:

  • perdita di risorse alimentari che potrebbero essere donate o recuperate,
  • emissioni di gas serra associate alla decomposizione dei rifiuti,
  • inquinamento e spreco di acqua ed energia nel settore tessile,
  • costi crescenti per gli operatori della raccolta e della gestione dei rifiuti.

Fino a oggi le normative europee fissavano solo principi generali. Con la Direttiva UE 2025/1892, invece, arrivano obiettivi vincolanti e sistemi armonizzati che obbligano imprese e Stati a un cambio di passo.

Sprechi alimentari: la sfida del 2030

Per la prima volta, la direttiva impone agli Stati membri obiettivi precisi:

  • ridurre del 10% gli sprechi nella produzione e trasformazione e
  • del 30% quelli pro capite generati da retail, ristorazione e famiglie, entro il 2030.

Non più solo raccomandazioni o linee guida, ma traguardi da raggiungere e monitorare, pena il fallimento di un’intera strategia europea.

Si tratta di un cambio di prospettiva: lo spreco alimentare non viene più trattato come un problema collaterale, ma come un indicatore chiave di sostenibilità economica e sociale. Perché ridurre i rifiuti significa non solo abbattere l’impatto ambientale, ma anche ridistribuire valore lungo la filiera, incoraggiando donazioni e recupero degli invenduti.

Rifiuti tessili: colpire il cuore del fast fashion

L’industria tessile europea è da tempo uno dei settori più sotto accusa in termini ambientali.
Ogni cittadino europeo genera 12 kg di rifiuti tessili all’anno, pari a 12,6 milioni di tonnellate complessive. Di questi, meno dell’1% viene riciclato in nuovi prodotti.

Un quadro aggravato dal modello del fast fashion: collezioni continue, prezzi bassi, capi destinati a durare pochissimo. Questo approccio ha creato un’enorme massa di rifiuti di scarsa qualità, difficili da riciclare e poco appetibili per i mercati del riuso.

Con la Direttiva (UE) 2025/1892, l’Unione europea sceglie di intervenire con decisione, ridefinendo il ruolo dei produttori e introducendo strumenti che vanno oltre la gestione del rifiuto, per incidere direttamente sulla progettazione e sul ciclo di vita dei prodotti.

La Responsabilità Estesa del Produttore (EPR)

Uno dei pilastri della direttiva è l’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR).

In concreto, i produttori di tessili – siano essi brand europei, marketplace online o operatori extra-UE – saranno chiamati a coprire i costi della raccolta, della cernita, del riciclo e dello smaltimento dei capi immessi sul mercato.

Ogni Stato membro dovrà istituire un registro nazionale dei produttori, per garantire tracciabilità e trasparenza. Le microimprese avranno un anno in più per adeguarsi, ma nessuno sarà escluso.

L’EPR è una svolta di principio: i costi ambientali non ricadranno più sulla collettività, ma verranno internalizzati da chi produce. Ciò incentiva le aziende a progettare prodotti più duraturi e facili da riciclare, innescando un meccanismo virtuoso che unisce competitività e sostenibilità.

Il passaporto digitale dei prodotti tessili

Accanto all’EPR, la direttiva introduce un altro strumento innovativo: il passaporto digitale dei prodotti tessili.

Si tratta di un sistema di tracciabilità che accompagnerà ogni capo immesso sul mercato, contenendo informazioni fondamentali su:

  • materiali utilizzati,
  • contenuto di fibre riciclate,
  • modalità di produzione,
  • indicazioni sulla riparabilità e riciclabilità.

Il passaporto digitale avrà più funzioni:

  • per i consumatori, aumenterà la trasparenza, consentendo scelte di acquisto più consapevoli;
  • per gli operatori della filiera, faciliterà le attività di riuso, cernita e riciclo, riducendo sprechi e contaminazioni;
  • per i produttori, rappresenterà uno strumento di competitività, perché a partire dal 2030 solo i capi conformi ai criteri di ecodesign (durabilità, riciclabilità, contenuto di riciclato) potranno essere immessi sul mercato europeo.

Tempistiche della Direttiva (UE) 2025/1892

La nuova Direttiva entrerà ufficialmente in vigore il 16 ottobre 2025.
Da quel momento scatterà il conto alla rovescia:

  • Gli Stati membri avranno 20 mesi di tempo per recepirla nei rispettivi ordinamenti, quindi entro il 17 giugno 2027.
  • Per quanto riguarda il settore tessile, l’istituzione dei sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) dovrà avvenire entro 30 mesi dall’entrata in vigore, cioè indicativamente entro aprile 2028.
  • In Italia, il Ministero dell’Ambiente ha già dichiarato l’intenzione di anticipare i tempi, con un regolamento nazionale sull’EPR tessile atteso entro la fine del 2025.

Come possiamo aiutarti

La Direttiva (UE) 2025/1892 rappresenta una svolta storica per l’Europa.
Per la prima volta, i rifiuti alimentari e tessili vengono affrontati con obiettivi vincolanti e sistemi di responsabilità estesa che obbligano le imprese a ripensare i propri modelli.

Per le aziende è l’occasione di guidare il cambiamento, investire in innovazione e rafforzare la propria competitività.

In UOMOeAMBIENTE accompagniamo le imprese in questa trasformazione: interpretando le nuove norme, definendo strategie di compliance e sostenibilità, costruendo percorsi concreti di economia circolare.

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