A pochi giorni dal termine della COP26, la "Conferenza delle Parti" che dal 31 ottobre al 12 novembre ha riunito nello Scottish Event Campus (SEC) di Glasgow i leader della Terra per un vertice globale sul clima, è tempo di bilanci. Le premesse per un successo, se non altro dal punto di vista diplomatico, c'erano tutte. A 6 anni dall'Accordo di Parigi - durante il quale i Paesi partecipanti concordarono di trovarsi ogni 5 anni per presentare un piano aggiornato in termini di effort per la decarbonizzazione - era arrivato il momento di "tirare le somme". Promessa mantenuta, nonostante il ritardo causato dallo scoppio della pandemia Covid19.

Le misure definitive adottate in quello che passerà  alla storia come il Glasgow Climate Pact hanno tuttavia scatenato reazioni contrastanti nell'opinione pubblica. Se il premier britannico Boris Johnson si è dichiarato entusiasta dei risultati («L'accordo sul clima di Glasgow è un accordo rivoluzionario che suona la campana a morto per l'energia a carbone») la percezione di Associazioni e ONG è in generale molto meno ottimistica. Le dichiarazioni rilasciate da Greenpeace sono state laconiche fin dalla pubblicazione della prima bozza, definita "un testo debolissimo", mentre quelle del WWF definiscono gli accordi finali "una chiusura deludente".

Tra i primi capi di Stato intervenuti a gamba tesa per difendere la COP26 dalle accuse a suon di «bla, bla, bla» di Greta Thumberg c'è stato il Presidente del Consiglio Mario Draghi: «Abbiamo solo due possibilità : o affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo - il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico. [...] Fatemi dire qualcosa su quello che chiamate "bla bla bla": quando devi fare grandi cambiamenti devi convincere le persone. Devi fargli conoscere i numeri».

COP26 sì o COP26 no? Tra dichiarazioni e linee guida per l'attuazione degli obiettivi climatici, proviamo a tracciare una overview dei successi del Patto di Glasgow

Contrasto del surriscaldamento globale e decarbonizzazione: limitare l'aumento globale della temperatura a 1,5 gradi (anziché 2 gradi)

Effettivamente, la conferenza di Glasgow di numeri ne ha regalati. Se l'Accordo di Parigi del 2015 poneva come obiettivo principale un aumento massimo della temperatura globale entro i 2 gradi - 1 grado e mezzo rappresentava la situazione ottimale - con la COP26 si mira direttamente a 1,5 gradi. Il piano è quindi più ambizioso di quello elaborato nel corso della conferenza parigina. Il documento finale fissa anche l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 rispetto al 2010, arrivando a zero emissioni nette di CO2 intorno alla metà  del secolo. Entusiasta la reazione di Boris Johnson che ha definito l'incontro «veramente storico, quel genere di punto di svolta che il mondo aveva bisogno di vedere» sottolineando come per la prima volta una conferenza abbia pubblicato un mandato orientato a ridurre le emissioni di carbonio e altri gas serra, metano e protossido di azoto inclusi.

COP26 GlasgowGraduale riduzione dell'utilizzo del carbone e delle energie fossili con annesso taglio ai fondi pubblici 

Il tema del carbone e dei combustibili fossili non era mai stato esplicitamente menzionato nelle precedenti 25 conferenze climatiche. Le Nazioni coinvolte hanno concordato sulla necessità  di accelerare gli sforzi per "phase out", eliminare gradualmente, il carbone "unbated", ovvero sprovvisto di sistemi di cattura e stoccaggio di CO2. Questo punto risultava meno morbido nella bozza iniziale - in cui il termine prescelto era "phase down", abbattere - tuttavia l'intervento in extremis dell'India ha costretto i vertici ad una rinnovata negoziazione. Taglienti le parole del rappresentante indiano: «come potete aspettarvi che i Paesi in via di sviluppo facciano promesse sui combustibili fossili e sul carbone? Anche noi vogliamo la nostra giusta parte». La causa del riscaldamento climatico, ha aggiunto, sono «stili di vita insostenibili, lo spreco dei consumi» dei Paesi ricchi. Da qui la necessità  di trovare una mediazione democratica orientata a consentire a tutti i partecipanti della negoziazione tempistiche eque per attuare una transizione ecologica realmente sostenibile. Del resto come constatato dal delegato americano John Kerry «qui a Glasgow siamo oltre 200 Paesi, ognuno con le sue priorità . Ci sono cose in questo accordo che non piacciono a tutti, ovviamente, ma il meglio è nemico del bene». Ulteriore passo verso la decarbonizzazione consiste nel taglio dei sostegni pubblici diretti per il settore energetico delle fonti fossili non abbattute alla fine del 2022.

Finalizzazione del Paris Rulebook: reso operativo l'Accordo di Parigi

Adottate le tabelle e i formati per il reporting ai sensi del nuovo quadro di trasparenza (ETF) dell'Accordo di Parigi, che entrerà  in vigore per tutti i Paesi, sviluppati e non, entro il 2024

Trasparenza. La COP26 accende i riflettori sulle modalità  per il reporting relative ad emissioni di gas serra / impegni a tema decarbonizzazione presi dai singoli Paesi. Il risultato è l'elaborazione di tabelle comuni da utilizzare per la rendicontazione dei dati dell'inventario delle emissioni e degli assorbimenti dei gas serra, con l'ideazione di formati tabulari per il monitoraggio dei progressi nell'attuazione e nel raggiungimento dei National Determined Contributions (NDC, obiettivi di decarbonizzazione) e indici che i Paesi dovranno utilizzare nei propri rapporti di trasparenza, da redigere e trasmettere periodicamente all'United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). Secondo quanto sintetizzato dall'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, per la finalizzazione di questo lavoro è stato necessario un accordo su come tradurre all'interno delle tabelle e dei formati le specifiche opzioni di flessibilità  a disposizione dei Paesi in via di sviluppo, qualora non riescano ad applicare appieno le regole stabilite.

Il testo invita i Paesi a presentare nuovi obiettivi di decarbonizzazione entro la fine del 2022

Meccanismi. Dopo anni di negoziati estenuanti è stato raggiunto un accordo sui meccanismi di mercato relativi all'Articolo 6 del Paris Agreement, finalizzato a stabilire il funzionamento dei mercati internazionali del carbonio in un'ottica cooperazione globale orientata alla riduzione delle emissioni. Questo include le l'adozione di linee guida per i cosiddetti "approcci cooperativi" che prevedono lo scambio di quote di emissioni fra gli Stati, incluse le informazioni da includere nell'ambito del nuovo quadro di trasparenza . Si aggiunge un programma di lavoro all'interno del quadro degli approcci "non di mercato" previsti in particolare per il sostegno dei Paesi in via di sviluppo, con avvio nel 2022.

Gfanz, una coalizione finanziaria per accelerare la decarbonizzazione dell'economia e raggiungere l'obiettivo "Emissioni Zero" entro il 2050

La coalizione di banche e fondi per il clima Gfanz (Glasgow Financial Alliance for Net Zero), lanciata ad aprile dall'inviato dell'Onu su clima e finanza Mark Carney, ha raccolto al momento l'adesione di oltre 450 aziende, che rappresentano 130.000 miliardi di dollari di asset. Il 40% dei capitali finanziari mondiali. I player del mondo finanziario - banche, assicuratori, gestori patrimoniali e non solo - si sono impegnati a raggiungere obiettivi ambiziosi e basati su dati scientifici, compreso il raggiungimento del target "Emissioni Zero" entro il 2050, impegnandosi a rinnovare i loro obiettivi ogni cinque anni. Forniranno report annuali sui risultati raggiunti. «Per cogliere questa opportunità , le aziende devono fornire solidi piani di transizione e i governi devono definire politiche prevedibili e credibili» si legge nel comunicato stampa Gfanz. «Questo darà  ai finanziatori la fiducia necessaria per investire, portando avanti azioni per il clima e facilitando la transizione verso l'obiettivo "Emissioni Zero". [...] Lavoriamo insieme per cogliere questa opportunità ».

Capisco che gli attivisti giovani debbano tenere l'attenzione molto alta e contestare. Ma 194 Stati che per 2 settimane si chiudono in una stanza, per trovare una soluzione, è democrazia, non è 'bla bla bla'. Non mi pare che andare in giro per le strade a urlare e suonare sia efficace
(Il Ministro della Transazione Ecologica Roberto Cingolani a Radio24)